domenica 18 settembre 2016

Doveva essere un giorno di scuola....Invece....

La Mamma con la sua voce melodica  che ti chiama come ogni mattina per svegliarti per andare a scuola. Artur .. Artur...: svegliati che è ora di andare a scuola.
Apro gli occhi vedo i raggi di sole che entrano in camera vedo il profumo di fine inverno e voglia di scoprire un altra primavera.
Mi siedo davanti al mio piatto pane e latte come ogni mattina prima di andare a scuola. Sono le 8 della mattina e sono pronto per fare il solito tragitto da casa a scuola di 15 minuti con la voglia di vedere i miei amici, con la voglia di un 15 enne di scoprire nuove conoscenze con la curiosità di vivere un altro giorno. Ma non fu cosi quel giorno era il giorno X quel giorno che il mare era calmo per un morte di una parte di me e la nascita di un orfano nel paese del accoglienza dopo 18 ore direzione Bari
con una navetta della paura  che trasporta merci ma anche  clandestinamente esseri umani che mettono la loro vita in mano al destino per arrivare nel paese del accoglienza  avere un futuro migliore.
Quel giorno che sembrava iniziare  come ogni mattina di un adolescente spensierato sarebbe stato la morte della sua adolescenza e l'inizio della sua vita da orfano. Ogni passo verso il porto di Durazzo sembrava prendere una velocità immensa  il tempo che in quel paese sperduto sembrava non correre mai quel giorno correva forse più del vento nel mare, più della  dei pensieri che morivano prima che nascessero. Non capivo nulla di quello che  stava per succedere, sembrava che quel momento si fosse fermata tutta la mia prima vita. Infatti fù la morte di una parte di me. Il 1 febbraio del 2010 mori quel adolescente che era cresciuto in un paese sperduto del Albania con i suoi sogni infiniti, con la sua voglia di essere vivo, con il suo sorriso che contagiava chi lo incrociava.
Tutti 15 anni   vedere il mare era sempre stata una gioia infinità,ma  quel giorno no. Quel giorno era solo il silenzio che aveva inghiottito sogni voglia di conoscere il domani e sorriso. Davanti ce la navetta di trasporto merci di color ruggine con un odore che faceva sparire il senso del olfatto. Sentivo delle voci del equipaggio che ci invita con un tono frettoloso .....SALITE ....SALITE .... dovete entrare al interno più basso della navetta perché tra un po ci saranno i controlli.
Qui iniziano le 3 ore di prigione della mia vita, ma non quella dietro delle  sbarre dove puoi almeno vedere fuori, ma una prigione dove il buio domina la luce della tua anima che brilla di vita. Si inizia ad entrare dentro in un tubo di diametro 50 cm dove porta nelle camerette buie di altezza 70 cm e larghezza 40 cm. Cinque persone dal età di 15 anni al 40 anni dal 45 kg di peso al 100 kg di peso chiuse dentro queste celle odor ruggine. Ogni respiro che faccio sento la ruggine che penetra nei miei polmoni, sotto ho la mia giacca e la fortuna e dalla mia parte con i miei 45kg ed il mio corpo minuto sono l'unico che si riesce sdraiare. L'aria si surriscalda l'ossigeno si diminuisce e ogni respiro che fai il mal di testa si fa sentire. 3 ore in un buco chiuso nel profondo del mare sembrano 3 mesi in una cela arrugginita mentre attraversi un mare  lontano,invece sono solo 217 km. Usciti dopo 3 ore nella cela della morte il resto del viaggio 15 ore al interno della navetta di merci ricordo solo vomiti e dormire di 10 minuti alla volta fino al arrivo a Bari dove inizierà la mia nuova vita. Dove nascerò non con un percorso di un adolescente ma con un percorso di un orfano dalla nascita.
Questi sono solo 12 ore di vita di chi immigra verso un paese che accoglie gli orfani dei paesi dove ci sono guerre e povertà a volte non e povertà di soldi e di terra ma solo di persone senza una visione del loro futuro.

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